Architettura, storia, innovazione, qualità: elementi racchiusi in oltre 40 anni di attività, quella della Renzo Piano Building Workshop, che ha fatto tappa al Palazzo della Cultura di Catania per celebrare il suo anniversario. Un incontro promosso dall’associazione CarlottaX, che «dal 2020, si impegna per la collettività, attraverso iniziative di stampo culturale, di ricerca medica e di diffusione della cultura dell’architettura. Aspetti curati con dedizione dall’architetto Carlotta Reitano, scomparsa prematuramente e a cui è dedicata la nostra associazione», dichiara in apertura Alessandro Amaro, presidente di CarlottaX.
Durante l’evento – patrocinato dal Comune di Catania, dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia etnea – spazio alla carrellata di alcune delle opere più rappresentative dello studio Renzo Piano, che trova nel Centre Georges Pompidou di Parigi la struttura più iconica e ricca di significato. Un risultato non solo professionale, ma anche un esempio di qualità e di inventiva, da renderlo “manifesto dell’architettura hi-tech” e uno dei monumenti più visitati della capitale francese. «Proprio dalla sua esperienza – spiega la presidente dell’Ordine Veronica Leone – possono trarne insegnamento tutti gli architetti, soprattutto i più giovani. Proprio lui, durante un nostro incontro, esortò a partecipare ai concorsi di progettazione, che possono segnare, così com’è stato per lui, una svolta professionale». Il salto alla realtà catanese è facile e breve per la Leone, che trova nei concorsi a due fasi l’arma vincente per una città che necessita di architettura di qualità. «Da anni – sottolinea – il nostro Ordine opera per sensibilizzare i Comuni etnei a ricorrere a questa procedura, che riduce i tempi di realizzazione e premia la funzionalità e la qualità del progetto».
La lectio magistralis dell’architetto Paolo Colonna – figura di spicco della Renzo Piano Building Workshop – conferma il “credo” dello studio, che vede nella “progettazione una delle più grandi avventure possibili” e nell’architetto il “mestiere di frontiera, in bilico tra arte e scienza. Al confine tra invenzione e memoria, sospeso tra il coraggio della modernità e la prudenza della tradizione”. Una teoria che trova il suo riflesso nella pratica, «con uno spettacolare legame intrinseco con la struttura – afferma la presidente della Fondazione Eleonora Bonanno – Non emerge mai una scissione tra l’aspetto architettonico e quello ingegneristico. Un punto di forza e un tipo di approccio da promuovere per un costruito di qualità e sicuro, soprattutto in un territorio fragile come quello nostrano, in cui gli edifici storici sono deboli e soggetti a rischio».
Caratteristica analizzata e messa in risalto nell’apposita sessione “Architettura e Struttura”, curata dall’ingegnere Carlo Amaro: «La sinergia tra le due discipline – evidenzia – deve portare a una progettazione che renda la struttura stessa un elemento architettonico, dando forza, stabilità e sicurezza dal punto di vista ingegneristico, armonia e qualità da quello architettonico». Una cooperazione oggi agevolata da nuovi materiali e stimoli, come la sostenibilità. «Innovazione, tecnica, tecnologia, studi e sperimentazione sono gli elementi che caratterizzano il nostro studio e che permettono di inventare l’architettura del domani, complice l’intelligenza artificiale e i nuovi strumenti – commenta Paolo Colonna – Una contaminazione ancora più stimolante in un Paese come l’Italia, in cui siamo abituati a dialogare tra il passato e il futuro, tra la storia e tutto ciò che è la tecnologia moderna, in un percorso che ci permetterà di alzare il livello qualitativo».